All’interno dell’articolo parleremo di:
- Che cos’è l’intelligenza emotiva
- Com’è nato il termine intelligenza emotiva
- Quali strumenti per ottimizzare l’intelligenza emotiva
- Libro – Realtà Virtuale e Intelligenza Artificiale: rischi e opportunità
- App- Public Speaking Simulation in Realtà Virtuale
Che cos’è l’intelligenza emotiva
L’intelligenza emotiva può essere considerata una parte fondamentale dell’intelligenza, ovvero contribuisce alla ricerca della felicità e alla capacità di adattamento delle persone al proprio ambiente. Con il termine “intelligenza emotiva” si fa riferimento alla capacità di controllare ed esprimere le proprie emozioni, ma anche di capire, interpretare e rispondere a quelle altrui. Un concetto molto delicato soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo oggi, dove siamo stati costretti a vivere le relazioni a distanza, a comunicare davanti ad uno schermo senza potersi nemmeno abbracciare.
Oltre a questo, quando si parla di emozioni non è mai un tema semplice, poiché ognuno può interpretarle in maniera differente ed avere difficoltà ad esprimere determinati vissuti. Pensate però come possa essere un mondo in cui non riusciamo a capire se un nostro amico è felice, oppure triste o arrabbiato. Vi è mai capitato di sentirsi sopraffatti da un’emozione tanto da fare qualcosa di cui poi ci si è pentiti? L’intelligenza emotiva può essere un aiuto in queste situazioni sia come strumento di prevenzione, sia per fronteggiare questi momenti. Andiamo a vedere com’è nato questo concetto e cosa si può fare per ottimizzare queste capacità.
Com’è nato il termine intelligenza emotiva
Il termine intelligenza emotiva risale agli anni ’30 del ’900, quando Edward Thorndike iniziò a parlare di “intelligenza sociale” come la capacità delle persone di socializzare e costruire legami stabili con le persone o all’interno di un gruppo. Daniel Goleman è arrivato ad una conclusione che ancora oggi è condivisa: “È la capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli altrui, di motivare noi stessi, e di gestire positivamente le nostre emozioni, tanto interiormente quanto nelle relazioni sociali”.
In altre parole l’intelligenza emotiva si riferisce a competenze differenti, come empatia, motivazione, autocontrollo, logica, capacità di adattamento e di gestione delle proprie emozioni e di trovare e riuscire ad utilizzare i lati positivi di ogni situazione cui si va incontro, le quali possono essere allenate e ottimizzate sempre di più grazie a percorsi specifici di formazione. Le abilità che compongono l’intelligenza emotiva sono:
- la consapevolezza emotiva, ovvero la capacità di riconoscere e dare un nome alle proprie emozioni in determinate situazioni;
- il controllo emotivo, ovvero il controllo delle emozioni e degli impulsi sia diretti verso sé stessi sia verso gli altri;
- la capacità di sapersi motivare, ovvero la capacità di saper utilizzare le emozioni per il raggiungimento di un obiettivo;
- il riconoscimento delle emozioni altrui (empatia), ovvero la capacità di riconoscere gli stati d’animo altrui;
- la gestione efficace delle relazioni interpersonali, ovvero la capacità di negoziare i conflitti e comunicare in modo efficace.
Uno dei pilastri dell’intelligenza emotiva secondo Goleman è la consapevolezza, perché senza di essa sarebbe molto difficile intervenire sulla gestione delle proprie e altrui emozioni.
Quali strumenti per ottimizzare l’intelligenza emotiva
Un metodo tradizionale per sviluppare questa capacità è quello del “diario delle emozioni”. Questo strumento, utilizzabile anche in autonomia, permette di rispondere ad alcuni semplici quesiti che danno modo di ricostruire l’intero evento emotigeno (quale emozione, evento scatenante, reazioni, azioni messe in atto).
Il diario, se compilato una volta al giorno per almeno un mese, dà la possibilità alla persona di diventare sempre più consapevole delle proprie emozioni e reazioni, ottimizzando allo stesso tempo i metodi di gestione di queste. Un altro metodo per migliorare questa nostra abilità sono le tecniche di rilassamento, le quali possono contribuire ad equilibrare i livelli di stress e gli impulsi/reazioni verso sé stessi o gli altri. Nervosismo e ansia sono emozioni comuni che ognuno di noi prova prima di un evento importante (esame, competizione, incontri).
Inoltre, ci sono diverse tipologie di persone che si pongono lungo un continuum da poco emotivi ad un’elevata emotività, in particolare quando raggiungono un successo o peggio quando falliscono. Ogni volta che succede questo, la persona spende moltissime energie nelle sue emozioni perdendo il focus sul suo obiettivo. Le tecniche di rilassamento se allenate in maniera adeguata e mantenendo una certa continuità hanno dei benefici importanti sull’autostima, la concentrazione e la consapevolezza.
Uno strumento molto utilizzato, rimanendo sempre in ottica di rilassamento e propriocezione (conoscenza del proprio corpo), è il biofeedback, il quale può essere integrato con le diverse tecniche di rilassamento. Il biofeedback è uno strumento per mezzo del quale il soggetto può prendere coscienza delle proprie turbe emotive e imparare a controllarle spontaneamente, diventando così parte attiva del processo terapeutico.
Le nuove frontiere di fare formazione per quanto riguarda l’intelligenza emotiva si riferiscono ad uno strumento che si sta diffondendo sempre di più ed è la realtà virtuale, grazie alla quale si possono svolgere training in ambienti controllati e dinamici abbassando le barriere della paura sui propri sentimenti, reazioni e del giudizio degli altri. Se ci spostiamo nel mondo della didattica, l’applicazione della realtà virtuale si basa sul percorso di Cooperative Learning (apprendimento cooperativo): si tratta di percorsi di apprendimenti in piccoli gruppi, dove i ragazzi si trovano ad affrontare diversi compiti sfidanti che richiedono competenze diverse e collaborano insieme per raggiungere degli obiettivi comuni in un ambiente positivo.
Rimanendo sempre in ambito didattico, per quanto riguarda l’educazione emozionale, vengono sempre di più impiegate le digital humanities, ossia dell’informatica umanistica che affronta gli argomenti didattici da un punto di vista alternativo, più moderno e vicino al mondo degli studenti nativi digitali. Un esempio è l’utilizzo di strumenti come l’ICT (information communication technology), ovvero l’utilizzo di tecnologie digitali che si prestano come supporto alla classica lezione didattica con l’obiettivo di motivare ad apprendere e a sviluppare le abilità sociali degli studenti.
Questo è ciò che vuole offrire Vrainers. Aiutare i professionisti a utilizzare le nuove tecnologie per migliorare ed esercitare le capacità di Intelligenza Emotiva.
Bibliografia
Goleman D., 2000. Lavorare con l’intelligenza emotiva. Come inventare un nuovo rapporto con il lavoro. BUR (Biblioteca Universale Rizzoli) Milano.
Goleman D., 1999. Intelligenza emotiva. Che cos’è Perché può renderci felici. BUR (Biblioteca Universale Rizzoli) Milano.
https://www.linkedin.com/pulse/emotional-intelligence-myth-vs-fact-daniel-goleman/.
Kelly, C., 1997. David Kolb, the theory of experiential learning and ESL. The Internet TESL Journal, 3(9).
Salovey P., Mayer JD.,1990. Emotional Intelligence. Imagination Cogn Pers; 9: 185-211
Libro – “Realtà virtuale e intelligenza artificiale: rischi e opportunità.”

Le macchine sono davvero più intelligenti degli esseri umani? Quali sono le capacità propriamente umane su cui dovremmo concentrarci?
L’obiettivo primario è comprendere i vantaggi e gli svantaggi della realtà virtuale e aumentata e alle differenze tra intelligenza umana e intelligenza artificiale. Passando poi ad una riflessione: creatività, l’empatia e l’immaginazione possono essere riprodotti o replicati da un’intelligenza artificiale?
Ti piacerebbe approfondire l’argomento? Questo articolo è stato preso dal nostro libro pubblicato pochi mesi fa! Ti lascio in link qui in basso! A presto!
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