La domanda dai cui partiamo in questo articolo è questa: può la realtà virtuale essere un supporto per la didattica a distanza? Un tema molto attuale in questo periodo di emergenza che stiamo vivendo. Infatti, ognuno di noi si è dovuto reinventare, ha dovuto riorganizzare i propri spazi, il proprio tempo e le proprie abitudini per continuare a svolgere le attività della propria vita (casa, lavoro, scuola). In questo senso, certamente ci ha fornito un supporto fondamentale la tecnologia, che continuerà ad essere parte delle nostre vite in misura sempre maggiore. Con il termine didattica, si fa riferimento a quella “scienza che definisce i metodi e le tecniche per insegnare” (Enciclopedia Treccani). Il risultato di questa si traduce nell’apprendimento. Quindi, in altre parole si potrebbe dire che la didattica è il mezzo, lo strumento che favorisce l’acquisizione di nuove conoscenze e porta al cambiamento di comportamenti e di pensieri. I metodi d’insegnamento hanno subito una profonda evoluzione con il passare degli anni, durante i quali molti studiosi hanno ideato nuovi percorsi e modalità di trasmissione del sapere sempre più all’avanguardia, fino ad arrivare all’utilizzo di tecnologie innovative le quali per alcuni aspetti sono ancora oggi in via di sperimentazione.
Un campo che sta prendendo sempre più piede in questo ambito è quella della realtà virtuale. Nello specifico vorrei soffermarmi sulla didattica a distanza, che in un periodo storico come quello che stiamo vivendo è diventata quasi una necessità. Tutto è iniziato con il lockdown, quando le scuole hanno dovuto riorganizzare i loro metodi d’insegnamento utilizzando delle piattaforme di comunicazione innovative, chiedendo a insegnanti e studenti di stare molte ore davanti ad un computer. Ciò ha fatto si che tutti questi ragazzi e bambini sentissero la mancanza dei loro compagni, insegnanti, di fare giochi e lavori pratici in cui il contatto risulta fondamentale. La frase che spesso abbiamo sentito è questa: “la didattica attraverso uno schermo non è uguale a quella svolta di viso”. Come dare torto a quest’affermazione?! Una cosa certa è che nessuna tecnologia esistente ad oggi, può sostituire una caratteristica principale dell’essere umano: il contatto e il calore umano. Ma adesso vorrei chiedervi, l’esperienza della didattica a distanza è stata così negativa oppure ha aperto gli orizzonti verso un futuro nemmeno così tanto lontano? Secondo la mia modesta opinione, ogni cosa ha i suoi pro e contro. Il contro più grande della VR nella didattica lo abbiamo già affrontato, ma allo stesso tempo ci sono diversi pro che vale la pena evidenziare. Il primo, più in generale, è quello di permettere di creare un’alternativa ai metodi tradizionali d’insegnamento, soprattutto se questi ultimi sono impossibile da mettere in atto. Inoltre, la realtà virtuale permette ai docenti e agli insegnanti di sentirsi realmente presenti all’interno dello spazio tridimensionale creato, rendendo la lezione molto più interattiva. Oggi esistono molti esempi di didattica a distanza che prevedono l’utilizzo di questa tecnologia: basti pensare alle H-International School, dove vengono strutturate delle lezioni tramite appositi programmi VR in cui professori e studenti hanno maggior possibilità di interazione. Ad esempio, se si sta studiando la via lattea o i movimenti dei pianeti, lo studente sarà immerso virtualmente in quello spazio e di conseguenza coinvolto maggiormente, con la possibilità di apprendere non solo a parole, ma anche con la vista e l’esperienza VR. Quindi gli alunni tramite l’utilizzo di realtà virtuale non sono soltanto dei soggetti passivi che ascoltano la lezione, ma diventano soggetti attivi che apprendono gli insegnamenti in maniera coinvolgente e partecipata. Altri esempi in cui la realtà virtuale può e sta diventando un mezzo fondamentale per la didattica a distanza sono l’arte e la storia: non molto tempo fa, sono nate le cosiddette “viewing room”, ovvero delle gallerie d’arte virtuali accessibili dal web, ricchi di immagini e video con le opere delle gallerie mostrate nei dettagli. Inoltre, moltissimi musei sempre di più stanno mettendo a disposizione delle vere e proprie visite virtuali, in cui i vari ambienti sono riprodotti con assoluta fedeltà da speciali camere a 360°. In questi tour la persona può muoversi come fosse realmente all’interno del museo, soffermarsi davanti le opere e zoomarle in alta risoluzione per visualizzare i dettagli delle opere. Ancora, esistono numerose piattaforme per i mondi virtuali adatte allo sviluppo di attività didattiche online: ognuna di esse permette di “sentirsi realmente” all’interno di spazi tridimensionali, con l’aiuto di un avatar, personalizzabile sia nelle forme che nelle espressioni e nei movimenti.
Questi e molti altri sono soltanto degli esempi che esistono oggi e che saranno sempre di più implementati in concomitanza al rapido sviluppo tecnologico. Vrainers sta cercando di muoversi proprio in questa direzione, sviluppando dei progetti che vanno dal turismo fino all’apprendimento. In quest’ultimo ambito, è stato sviluppato un training guidato da un avatar di sembianze umane, in cui l’individuo viene immerso in un percorso virtuale grazie al quale può ottimizzare le proprie capacità. Un allenamento che favorisce un apprendimento dinamico e coinvolgente, sotto la supervisione di Psicologi ed esperti di Realtà Virtuale e Intelligenza Artificiale. Concludendo possiamo, dunque, affermare che la tecnologia, in particolare la VR, può creare nuovi metodi di insegnamento efficaci, da integrare con i metodi della didattica tradizionale. Come diceva Edward Teller: “la scienza di oggi è la tecnologia di domani”.
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Autore
Francesco Palazzo
Laureato in scienze e tecniche psicologiche presso l’Università degli studi L’Aquila. Specializzato in Psicologia del Benessere: empowerment, riabilitazione e tecnologie positive, presso L’Università Cattolica del Sacro Cuore sede di Milano. Master in Psicologia dello sport. Specializzato sull’utilizzo delle Tecnologie Positive applicato ai diversi ambiti psicologici, conducendo uno studio sperimentale sul potenziamento cognitivo e del gesto tecnico-motorio su giovani tennisti agonisti tramite un training integrato di allenamento mentale e realtà virtuale.
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